giovedì 6 agosto 2015

Franchising (il degrado dell'Enogastronomia)

Sono ormai sempre più i casi di "franchising" che stanno sempre più portando il degrado nell'Enogastronomia di qualità. Addirittura sono testimone di casi anche in quelle che sono associazioni di settore che dovrebbero essere baluardo sicuro per la comunicazione e l'indirizzamento dell'utente.
Purtroppo le mode e la globalizzazione hanno permesso che anche gusti e prodotti fossero adeguati a livello "standard" per tutti i consumatori. Poi le leggi e lo Stato in grado solo di formalizzare numericamente ciò che è la nostra produzione di qualità e di nicchia permettendo ai nostri produttori un unica soluzione: LA CHIUSURA ATTIVITA'. In questi giorni sono testimone di una chiusura di un amico affinatore di formaggi (figura diffusissima in altre nazioni) produttore di uno dei formaggi più buoni da me assaggiati nell'ultimo decennio.
Ieri sera in un ristorante pizzeria della zona "addobbato" di tutto lustro con accoglienza impeccabile e con personale di quantità e qualità nonché sponsorizzato da soloni esperti comunicatori del settore ho rimediato una grossa delusione con cibi precotti "riscaldati" ed insaporiti al momento e lieviti oltremodo utilizzati tanto che un trancio di pizza avanzato a mia figlia la fa ancora da padrone nel mio stomaco. Tra l'altro questa non piacevole avventura già successa in un'altra catena della zona.
Il dire franchising non significa rifarsi a grandi marchi del settore purtroppo stiamo vivendo in Enogastronomia un franchising di piccoli imprenditori che per reinvestire i propri introiti e capitalizzare quello che è il guadagno della loro attività principale, completamente distante da cibo e affini, si avventura in situazioni bellissime da vedere e da frequentare ma che non curano qualità e conservazione.
Tutto ciò fa rabbia ed il pensiero va all'amico Peppone che per dare qualità alla sua cucina ogni mattina si leva di buon ora per scegliere la materia prima ed è in continuo aggiornamento rimettendoci tempo denaro e affetti, o all'altro amico Matteo che qualche anno fa è tornato ad emigrare perché la sua cucina non veniva compresa ed altrove riveste la stella ambita da tanti chef, o di Ciccio che per confezionare le sue straordinarie pizze impiega 48 o 72 ore per la lievitazione, l'altra sera ne ho mangiate 4 a portafoglio e al risveglio neanche l'ombra, o all'amico di prima affinatore, Germano non potrà farci degustare più il suo Magno Sabello o a chi in casa confeziona il suo "vino fragola" e non fragolino bevanda unica che rinfrancava il lavoro nei campi dei nostri avi.

Salvatore LANDOLFO

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